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Il Passo Più Piccolo

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Romanzo breve in ambientazione ”Star Trek” serie classica. Seguito di Identità Perdute pubblicato nella stessa collana.
Lingua: italiano
Lunghezza: circa 27700 parole (tempo di lettura: 86-126 minuti)
Prezzo: Gratis
Autore: Claudio Chillemi
Download: non disponibile
Estratto:

Nessuno seppe mai quanto tempo intercorse tra la fine del sibilo e lo scoppio della nave. James P. Kirk, capitano dell’Enterprise H, si guardò intorno senza stupirsi, perché quello strano silenzio che lo aveva avvolto come una coperta Neveriana era simile al nulla, ma pesante come un buco nero. Si alzò dal suo letto mentre il suono continuo e rimbombante dell’allarme rosso trasmetteva un profondo senso di impotenza. Tutto, intorno a lui, vibrava con inconsueta forza, facendo traballare gli oggetti più leggeri. Si guardò intorno e dalla finestra che abbelliva il suo alloggio vide la base stellare 72 ribollire come un immenso forno crematoio. Le fiamme si riflettevano sul vetro formando strane ombre indistinte: qualcosa di terribile era successo, qualcosa che la Federazione non conosceva da anni. Percosse il suo petto con tre repentini colpi di mano, ma non accadde nulla. Ripeté l’operazione due, tre volte, in uno stato di estrema tensione, per realizzare infine che il teletrasporto di emergenza doveva essere fuori uso. Allora si diresse verso la porta, stordito sempre più dal rumore costante e rimbombante dell’allarme rosso. Si avvicinò all’uscita della sua cabina, ma anche la porta non si aprì, evidentemente i sistemi di sicurezza erano entrati in tilt o qualcosa era stata danneggiata.
“Capitano Kirk a plancia…”, disse in modo perentorio, ma senza ottenere risposta. “Capitano Kirk a plancia…”, ripeté.
Alla fine decise di farsi strada da solo lungo gli interminabili corridoi della nave. Per prima cosa aprì la porta con la sola forza delle braccia e, quando apparve l’esterno, si rese conto della gravità di ciò che era accaduto. Sui tetti e sui pavimenti un esercito di Exocomp era entrato in azione automaticamente per riparare i danni. Si trattava di macchine delle diversissime dimensioni, dalle più piccole grandi come un gatto, alle più complesse dalle dimensioni di un cavallo. Paragonare quei quadrupedi di trititanio ad animali così innocui e dolci come i felini ed equini, era stata un’idea della sezione cibernetica della flotta stellare, che aveva classificato i macro e i micro Exocomp con classi derivanti dalla zoologia, ed ecco quindi un Exocomp Aisener classe felino o uno classe equino…Kirk si guardò intorno ancora stordito per quello che aveva visto ed udito e, zigzagando tra uomini e mezzi a lavoro, riuscì faticosamente a giungere al primo turboascensore disponibile. Ma, innanzi a sé apparve un ostacolo imprevisto, una serie di tramezzi crollati che ostruivano di fatto l’accesso al mezzo di trasporto interno. Gli exocomp stavano lavorando lungo le paratie per saldare le eventuali falle strutturali dello scafo, quindi avevano momentaneamente disatteso riparazioni secondarie. Il capitano si guardò intorno incerto sul da farsi, poi si avvicinò ad una delle travi e cercò, a forza di braccia, di liberare il campo. All’iniziò si tratto di un’operazione fin troppo semplice, e i primi tubi metallici vennero fuori con grande facilità, poi s’imbatté in un groviglio inusitato difficile da districare. Iniziò con lo smuovere un’intercapedine di duranio, ma non ottenne nessun effetto; poi, come dal nulla, tra il rumore dell’allarme rosso e il frastuono dei mezzi di soccorso all’opera, udì un lamento, un flebile lamento che proveniva da sotto le rovine.
“C’è nessuno?”, chiamò una, due volte con insistenza.
“Sì…Sì…”, mormorò una voce.
“Sono il capitano Kirk…Chi c’è la sotto?”.
“Sono Lee, capitano… Ho una gamba spezzata ed una trave mi comprime il petto, ho difficoltà a respirare…!”.
“Mantenga la calma tenente, chiamerò gli exocomp per tirarla fuori…”.
“Temo che sia piuttosto difficile, per quanto posso vedere, il crollo è molto composito, ho paura che se non si esegue in modo preciso lo sgombero delle travi e delle intercapedini crollate, morirò schiacciata…”.
“Non si preoccupi, farò intervenire i classe roditori, si insinueranno tra i rottami e la libereranno…”.
Si mosse deciso verso delle piccole macchine non più grandi di un topo e diede loro dei precisi ordini vocali. Subito una mezza dozzina di queste si mossero in direzione del tenente Tao Lee e dei detriti che la ricoprivano. Kirk cercò di supervisionare il loro lavoro, ma si accorse ben presto che era del tutto inutile tentare di farlo, tanta complessa e intrigata era la trama che aveva sepolto il suo timoniere. Solo dopo quasi dieci minuti il bellissimo volto orientale della donna emerse da dietro una paratia. I suoi occhi mostravano i sintomi di una profonda sofferenza, ora appena lenita dall’essere liberata da una forzata prigionia.
“Come sta, tenente?”.
“Molto meglio, ora che posso finalmente respirare…”.

…continua…

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