KULT Virtual Press

una delle prime case editrici virtuali italiane

Lingua: italiano

Lunghezza: circa 2700 parole (tempo di lettura: 8-12 minuti)

Prezzo: gratis

Descrizione: ”Senza voltarsi” è una storia breve e intensa, che fin dalle prime battute trasmette emozioni. Una visione femminile, sensuale e malinconica di personaggi e ambienti, capace di coinvolgere il lettore con uno stile fresco e originale senza mai calcare la mano sullo scontato dei luoghi comuni e della retorica. Da leggere.

Autore: Simonetta Serrani

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Estratto:

1.

Cammino sulla spiaggia, in quella parte che il ritrarsi dell’onda rende più compatta. Prendo in mano un osso di seppia per sentire il profumo di salsedine intrappolato in quella spugna calcarea.
Da bambina andavo con mio padre a cercare ossi di seppia da infilare nelle stecche metalliche della grande voliera al centro del giardino, per consentire ai suoi adorati uccellini di pulirsi il becco. La passione per i canarini gliel’aveva trasmessa sua madre. Ricordo con quanta cura la nonna sistemava fili di paglia e batuffoli d’ovatta all’interno delle gabbiette al momento della cova. E ricordo anche i suoi rimproveri, se in quel periodo noi nipoti ci avvicinavamo troppo, quasi fossimo stati predatori e non bambini curiosi.
Non posso non pensare ad altre voliere, quelle che con il mio compagno avevamo immaginato aperte, per liberare i nostri progetti e consentire ai nostri sogni di realizzarsi. Erano il simbolo dello stare insieme. Di legno, da appendere nel giardino di quella casa immaginata in ogni minimo particolare, con le scale esterne di cotto da percorrere a piedi scalzi per gustarne il calore a fine giornata.
Dopo i pomeriggi d’amore trascorrevamo ore respirandoci parole; sdraiata sotto di lui gli sistemavo i capelli, un sipario per isolarci dal resto del mondo.
Nei nostri racconti sussurrati sulla bocca c’erano stanze piene di luce e finestre con tende leggere mosse dal vento, oggetti scoperti insieme o giunti dalle mete lontane dei suoi viaggi. C’era la stanza dei giochi, con cui indicava quella parte della casa dove avremmo abbandonato passioni, i legni da dipingere, le foto da incorniciare. Una stanza dove tornare bambini, sporcarsi, inventare, costruire.
Una stanza dove rivivere luoghi mai visti che prendevano vita dalle sue storie e dalle sue immagini. Ad ogni sua partenza il mio restare diventava ingannare l’attesa: una moderna, stupida Penelope che avrebbe preferito essere Circe.
Poi il suo ultimo viaggio, il salto di qualità, la crescita professionale, l’occasione tanto attesa per una svolta.
E la svolta c’è stata, alla mia vita; l’ultima menzogna, il tradimento non confessato, l’ultimo viaggio lontano, oltreoceano.
L’addio a me, a noi al telefono. Il modo più vigliacco, quel ritorno così diverso: non ci sarebbero stati racconti condivisi, luoghi da vedere attraverso le sue parole. Non più. Ho chiuso le voliere, non solo i ricordi di bambina, ma quelle dei progetti di donna.

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