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Il dono del mare

3 min read

Dall’acclamato autore di ”Tempi fermati”/”Stopped Times” (di recente selezionata da EuropeanPoetryInMotion come uno dei migliori esempi di poesia italiana) un racconto brevissimo quanto importante.

Lingua: italiano

Lunghezza: circa 1500 parole (tempo di lettura: 4-6 minuti)

Prezzo: Gratis

Autore: Enrico Miglino

Download: non disponibile

Estratto:


Il dono del mare



La corda incontrava l’onda un istante prima potesse infrangersi. La corda si tendeva al grido dei marinai che tiravano a riva la barca.
Passo dopo passo, un uomo trascinava dietro di sé una pesante cassa di legno affondando i sandali sulla spiaggia umida. Indossava un mantello scuro; il borbottio sommesso e incomprensibile che lo accompagnava attirava la distratta attenzione dei marinai, perduti su un orizzonte distante quanto il mare.
I suoi passi lasciavano dietro soltanto il segno del legno. La prossima marea avrebbe cancellato ogni traccia, e il ricordo del suo passaggio. E le impronte dei marinai, e le alghe, e i pesci.
Sirena era seduta sullo scoglio del faro col mento appoggiato sulle ginocchia raccolte. Teneva il viso rivolto verso il mare e la malinconia del suo sguardo si perdeva verso luoghi lontani che l’occhio non poteva raggiungere. Osservava la scena lasciandosi accarezzare i neri capelli dai raggi del sole.
I marinai scoppiarono in un grido di soddisfazione, tutti intorno alla barca, ormai al sicuro sulla battigia. Quella notte il mare era stato generoso e docile, li aveva riempiti di doni e si era lasciato dolcemente cavalcare.
Sirena sapeva che il mare non è docile con nessuno. La incuriosiva il mondo degli uomini, così piccoli da confondersi nei granelli di sabbia, eppure così capaci di ferire. E non capire. E non voler ascoltare. In silenzio, Sirena osservava la scena chiusa nei suoi sogni perché nessuno la potesse vedere.
Il vecchio si fermò poco distante dal piccolo gruppo e smise di trascinare il suo fardello con un sospiro. Restò un attimo a guardare i marinai, poi sedette pesantemente sul suo bagaglio.
-Cos’è quella cassa, vecchio? – disse uno dei marinai che lo vide.
– Eh… – rispose lasciando la frase in sospeso. Nel frattempo anche gli altri si erano accorti della sua presenza, disponendosi intorno a semicerchio.
Sirena ascoltava il mare che con la sua voce possente copriva le parole degli uomini ed osservava la scena.
– Allora? – disse un altro. – Vuoi rispondere? Cos’hai, li dentro? – fece un terzo. Sirena si sentiva inquieta. Un soffio di vento le accarezzo la schiena facendola rabbrividire e le onde sotto di lei sembrarono rispondere alla sua inquietudine. Era come se il mare si fosse svegliato all’improvviso, per proteggere una delle sue creature.
– Avanti! Dicci cosa ti porti dietro di così pesante… – ripresero i marinai. Il vecchio, sebbene fosse ormai circondato, sembrò non scomporsi per nulla.
– Marinai… – rispose. – Voi siete marinai … – proseguì osservandoli lentamente – siete marinai e non conoscete il mare … –
Sirena continuava a guardare verso il mare. Aveva sollevato il capo, lo sguardo fiero che avrebbe potuto travolgere come un’onda ogni cosa, se solo l’avesse saputo.
– Non vi bastano i pesci? – tuonò il vecchio in un silenzio irreale. – Anche questo – disse, indicando la cassa su cui era seduto – arriva dal mare. E al mare deve essere restituito. –
– Avanti! Aprila! – disse uno dei marinai facendosi minaccioso. – Si, aprila! – fece un altro. – Vogliamo vedere cosa c’è dentro! –

…continua…

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