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Conta il Racconto che Conta IV

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I cinque racconti vincitori del quarto concorso letterario indetto da Racconti&Letteratura (rispettivamente di Rosalba Perrotta, Cristiano Zuccarelli, Ezio Foresti, Ivan Colaluca e Giorgia Vezzoli)
Lingua: italiano
Lunghezza: circa 6500 parole (tempo di lettura: 20-30 minuti)
Prezzo: Gratis
Autore: AA.VV.
Download: non disponibile
Estratto:

Presentazione



In questa IV edizione del Concorso ”Conta il racconto che conta”, indetto da R&L, il tema proposto, da sviluppare in una storia, è stato: ”Voglio una vita…”
Credo si possa concordare che si tratta di un argomento vasto, coinvolgente, ricco di interessi condivisibili, che si tratta di un argomento stimolante, stuzzicante, intrigante, insomma di indubbio interesse per ogni tipo di lettore. Credo si possa concordare che sia un argomento che, proprio perché tanto sentito, così vasto da perdercisi dentro, nasconda grandi pericoli. E’ infatti facile scadere nella retorica delle aspirazioni deluse, dei sogni andati traditi, nel piagnoleo esistenziale del ”come avrei voluto e invece”, del ”che cosa tremenda è la vita” finendo per piangere tutti, scrittori e lettori, nella corale presa di coscienza che la ”vita ferisce”.
Voglio dire che parlare e raccontare della ‘vita’ – propria o di altri, di fatti veri o di fatti ricalcati sulla realtà, di possibilità esistenziali, del passato rapportato al presente e proiettato verso il futuro, di tutto ciò che normalmente e giustamente e umanamente è VITA-, è un percorso reso insidioso dal pericolo di finire per lasciarsi prendere la mano dal motivo personale, dalla nota retorica, dalla considerazione paternalistica e per fare della storia, per esempio, l’anticamera del confessionale. Non che personalmente abbia qualcosa contro i confessionali e le attività penitenziali, ma molte volte ho visto come una resa letteraria di questo tipo può aver valenza su diversi piani, ma non su quello che qui ci interessa, quello letterario, appunto. A meno che…

A meno che non intervenga e si ponga in posizione di forza quel quid che in questi cinque racconti, i racconti vincitori appunto, permette a ciascuno di essi di diventare un vero e proprio ”pezzo” di vita. Una storia dove i ricordi compaiono, il futuro si prospetta e, nel bene e male, i fatti si dipanano e si offrono a chi legge resi equilibrati da buon gusto e senso della misura. Dove la gioia e il dolore sono filtrati da forza e da umana considerazione dei fatti e il tempo è indagato tenendo salda in mente la consapevolezza che lo sfogo sentimentale non deve prendere la mano. Ricchissimi di umanità, questi racconti, si definiscono ognuno per il proprio stile, per l’approccio linguistico, per il punto di vista e il taglio personale, e tutti si pongono ben al di sopra e ben al di fuori delle insidie nascoste di cui si diceva. Non ve ne è traccia in queste storie sulla vita narrate senza ripiegamenti.

Voglio una vita… di Rosalba Perrotta.
Storia ”epistolare” di un amore giovane giovane e tenero e infelice e ingenuo. Speranza di una vita tutta da vivere e da vivere insieme, aspettativa di cose piccole e insieme irraggiungibili – una vita normale, un camion con piscina – si susseguono, articolandosi senza inutile sterile retorica, in una tristezza infinita e in una speranza estrema: ”Questa lettera la brucio così ti arriva in cielo.”

Anni Ottanta (..grazie nonno..) di Cristiano Zuccarelli
Carrellata, linguisticamente felice, degli anni 80, passati al vaglio, uno per uno, indagati con una ricchezza linguistica incalzante che sottolinea il ritmo frenetico-eccessivo di un periodo di vita vissuto a tutto gas e che lo spirito di autocritica ora condanna come ”incubo”. La proiezione è verso ”una vita”. me? Normale, ovviamente.

Mercurio di Ezio Foresti
Un bambino vive il suo futuro, tutto il futuro che l’attende, in un sogno: sogna degli studi che farà, degli anni della maturità, dell’amore, fino alla vecchiaia solitaria. L’insegnante lo sveglia con un grido e una domanda: Cosa farai da grande? Irrisoria domanda a chi, forse aiutato dal mitico piede alato, ha appena esplorato il suo domani remoto.

…continua…

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