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Musica 2001

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Un anno – il 2001 – di recensioni musicali, principalmente ad opera di Fabrizio Claudio Marcon, che coinvolgono i Corrosion of conformity, i Depeche Mode, gli Everclear, Perry Farrel e tanti altri. Inoltre tre schede – a metà tra la monografia e il commento critico – su Ian Curtis, David Gray e Robert Plant.
Lingua: italiano
Lunghezza: circa 8700 parole (tempo di lettura: 28-40 minuti)
Prezzo: Gratis
Autore: AA.VV.
Download: non disponibile
Estratto:

Corrosion Of Conformity
Live Volume

I Corrosion Of Conformity nascono all’inizio degli anni ’80 quale gruppo hardcore violento e politicizzato: l’onda lunga del punk è ancora vivissima e proprio dalle ceneri del movimento ormai declinante il gruppo prende le mosse per rinnovarne le istanze di aggressività di esecuzione. Oggi però i COC hanno decisamente cambiato ambito. Dimenticata la primitiva proposta degli esordi, si sono fatti alfieri di un hard rock moderno molto pesante strumentalmente, saturo di distorsioni talvolta non lontane dalle suggestioni dello stoner e riecheggiante anche certo southern rock: il tutto reso in una prospettiva debitrice alle sonorità dei gloriosi anni ’70 ma pur sempre pienamente immersa in quelle dei giorni nostri. Tutto quanto i COC hanno perso in velocità d’esecuzione lo hanno insomma guadagnato in pienezza del suono, ed alla lunga il cambiamento credo non possa che esser giudicato positivamente.
Questo Live Volume giunge a coronare una frequentazione ormai abituale dei nuovi paesaggi sonori fatti propri dalla band già nello scorso decennio, e si propone infatti di fornire al pubblico versioni dal vivo dei più noti e recenti cavalli di battaglia. Sicuramente i COC non hanno lesinato sulla quantità, visto che l’album sfiora gli ottanta minuti di lunghezza e ripercorre con cura gli episodi più interessanti della discografia del gruppo: pienamente a proprio agio nelle spirali vorticose di un hard massiccio e sulfureo, i quattro componenti della band offrono uno spettacolo all’altezza delle aspettative. L’unico conto che fatica a tornare è quello relativo alla dilatazione dei brani connessa con la loro esecuzione live: se spesso questo è in effetti l’unico motivo che possa spingere all’acquisto di un album registrato in concerto, costituito da brani che i fans probabilmente già conoscono a memoria nelle versioni di studio, qui a tratti si ha però l’impressione che alcuni pezzi siano stati privati della compattezza e della quadratura che li caratterizzava nelle vesti già note. Niente di sconvolgente, intendiamoci. Anzi, qualcuno potrà anche ricavare un’opinione diversa se non addirittura opposta; a maggior ragione se particolarmente affezionato proprio alle emozioni che solo la produzione live riesce a regalare. Dopotutto è pur sempre vero che i capisaldi della carriera dei COC qui ci sono tutti, e culminano in un’epica Albatross.
Live Volume è un album di sicuro interesse per i fans di stretta osservanza e per tutti coloro che apprezzano l’energia e la graniticità dei COC. Per gli altri, la stessa graniticità verrebbe sicuramente interpretata in senso del tutto negativo e renderebbe l’esperienza d’ascolto di questo lavoro, per certi versi indiscutibilmente un po’ monocorde, assai poco entusiasmante.

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