KULT Virtual Press

una delle prime case editrici virtuali italiane

Una terribile e folle vendetta, per un racconto carico di erotismo.
Lingua: italiano
Lunghezza: circa 9600 parole (tempo di lettura: 30-44 minuti)
Prezzo: Gratis
Autore: Fabrizio Cerfogli
Download: non disponibile
Estratto:

Parte I

    Il passo di Luca era lento, ma non stanco. Era quello che si potrebbe definire un passo paziente, deciso e sicuro, diretto verso il cantiere di quell’edificio fuori città che da dieci anni avrebbe dovuto dare alla luce un ospedale superattrezzato, mentre l’unica cosa veramente finita da otto anni a questa parte era la struttura portante in cemento armato.
I lavori erano anche stati fatti bene, visto che nonostante l’area fosse esposta ad ogni tipo di avversione meteorologica lo stabile aveva retto più che dignitosamente. Soltanto alcune pareti erano crollate con la nevicata dell’anno scorso e ovviamente così erano rimaste, sgretolando macerie sul grezzo pavimento di cemento, fino ad ora.
Fu proprio da una di quelle crepe sul muro che Luca entrò.
L’interno del piano terra avrebbe messo addosso a chiunque un’inquietudine strana… l’irregolarità delle crepe alle pareti creava un gioco di luci ed ombre che ininterrottamente spezzava, ricomponeva, distorceva ed occultava parzialmente tutta l’architettura interna. A volte la mente ricuciva, dai pochi lembi di ambiente raccolti, configurazioni architettoniche che poi svanivano e mutavano al semplice avvicinarsi o al semplice cambio di prospettiva.
Da un certo punto di vista era anche interessante giocare a quel modo: era come giocare ad un puzzle virtuale… vagando di qua e di là e raccogliendo di volta in volta un pezzetto diverso era possibile farsi un’idea dell’ambiente come sarebbe stato illuminato completamente, e cioè di una noia mortale.
Fu allora che Luca sentì quel respiro, e si immobilizzò.
Un fiume di pensieri gli inondò il capo in un istante, la mente sondando oltre il buio, cercando una spiegazione, cercando un indizio che aiutasse a capire dove come e cosa era stato. Il suo corpo rallentò bruscamente ogni attività per concentrarsi e prepararsi a lottare, mentre lentamente cominciò a muoversi nel cieco vuoto, le braccia protese, levandosi da una potenziale situazione di svantaggio per riprendere il controllo della situazione.
Passarono i secondi, poi i minuti, ma non si udì più alcun suono tranne il vento che, raggiunte le crepe tra i muri, delirando si sfaldava in migliaia di piccoli sussurri che sibilando sfrecciavano lungo le forme architettoniche per poi uscirne, incolumi, dal lato opposto.
Luca continuò a muoversi a tentoni fino a quando i suoi occhi non impararono a cogliere ed amplificare la scarsa luce dell’ambiente, e solo a quel punto la tensione si allentò, bruscamente, abbandonando il corpo di Luca attraverso un intenso e profondo respiro che gli fece riacquistare la lucidità perduta.
Per qualche secondo gli era sembrato che tutto quanto fosse andato in fumo. Se veramente il bastardo si fosse presentato in anticipo all’appuntamento, sarebbe diventato ancora più difficile rintracciarlo un’altra volta.
Forse a quel punto sarebbe stato ormai troppo difficile anche per Luca.

***

Il secondo piano dello stabile era perfetto per la macchina: c’era sufficiente spazio per l’attrezzatura, l’illuminazione era adeguata e la monotonia grigio-cemento spezzata solo dai pilastri portanti traspirava una certa sacralità… mancava solo un altare, quello che Luca avrebbe aggiunto proprio per l’occasione.

…continua…

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