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una delle prime case editrici virtuali italiane

Quattro racconti, in bilico tra fantascienza e horror, ambientati temporalmente alla fine della seconda guerra mondiale. Riti occulti, fantasmi, strani esperimenti genetici, sapientemente narrati dall’ideatore della fanzine Fondazione.
Lingua: italiano
Lunghezza: circa 5600 parole (tempo di lettura: 18-26 minuti)
Prezzo: Gratis
Autore: Enrico Di Stefano
Download: non disponibile
Estratto:

Il fiume scorre lentissimo sotto un cielo di piombo. Ricordo di averlo visto brillare dei riflessi del sole, ma deve essere successo tanto tempo fa. Adesso – cosa significa adesso? – è sempre grigio, quasi un tutt’uno con l’eterno crepuscolo che avvolge ogni rudere sbrecciato, ogni lamiera contorta, ogni rottame arrugginito. Non si avverte alcun suono naturale. Nessun cinguettio d’uccello o stormire di fronde, nemmeno il furtivo scalpiccio di un topo. Soltanto un lontano, persistente, sordo brontolio. Come la minaccia di un temporale in arrivo. O il martellare dell’artiglieria.

Perché ho pensato all’artiglieria? Ho mai avuto a che fare con obici, cannoni, mortai?
Forse si… Forse sono un soldato. Si, mi sembra di ricordare… Sono un soldato.
Di quale esercito? Gli stracci grigi che indosso non mi dicono granché. Sono strappati in più punti. I pesanti pantaloni di panno sono bucati all’altezza delle ginocchia. La giacca, dello stesso tessuto, è lisa e scolorita. Sopra il taschino sinistro, però, è cucito un uccello dalle ali spiegate.
Si direbbe un rapace…

La fabbrica di trattori è al di là del fiume. Da questa sponda si vedono le bizzarre guglie, contorte e cadenti, che un tempo furono le sue alte ciminiere.
Sembrano dita rivolte al cielo, congelate nel gesto di una mano che implora pietà a un dio sordo.
Qualcosa mi dice che devo raggiungerla. Una forza inesorabile mi spinge nella sua direzione. Eppure, nel più profondo del mio essere qualcosa si ribella a questa pulsione. Si batte perché questo destino – cosa c’entra il mio destino con la fabbrica? – non si compia.

Sono sempre solo, non so da quanto tempo. Vago in mezzo a questa desolazione, senza mai scorgere un’altra creatura vivente. Occasionalmente mi sembra di rivivere istanti di un’esistenza precedente, ma sono soltanto sprazzi di luce nelle tenebre, brevi istanti nei quali un ricordo accenna a formarsi per poi dissolversi immediatamente. A volte ho l’impressione di intravedere una città dagli edifici grigi, severi, monumentali; in altri momenti un fiume dorato, ben diverso da quello che mi trovo davanti.
Mi è capitato, durante un delirante dormiveglia, di sognare (sognare?) una scena molto violenta: una moltitudine di uomini in divisa si avventava su un villaggio; lo metteva a ferro e fuoco; uccideva gli uomini e i bambini; sottoponeva le donne a ogni genere di sevizie.

…continua…

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