IL PROFILO DEL LIBRO E LA TECNICA NARRATIVA
Il Soccombente è pubblicato per la prima volta in Germania nel 1983 e, due anni più tardi, in Italia dalla casa editrice Adelphi (che è l'edizione da me adottata per l'analisi). Il romanzo è raccontato in prima persona: il narratore, extradiegetico e omodiegetico, è partito da Madrid, dove stava scrivendo un saggio sul pianista canadese Glenn Gould (“il più importante virtuoso del pianoforte del secolo”), per recarsi in Austria, avendo ricevuto un telegramma che lo informava dei funerali del suo amico Wertheimer, morto suicida. Il narratore, Wertheimer e lo stesso Glenn Gould si erano conosciuti ventotto anni prima a Salisburgo, quando erano tre giovani pianisti, ad un corso di perfezionamento tenuto da Horowitz. Fu subito evidente che Glenn Gould era il più geniale, qualcuno che non brilla, non promette, poiché è. Per effetto della superiorità di questo genio, il narratore (di cui non conosciamo il nome) e Wertheimer abbandonano i propri strumenti, così come i loro studi musicali e, mentre il primo si trasforma, come egli stesso si definisce, in un “artista della concezione del mondo”, in un critico del suo tempo e, in particolare, in un critico dell'Austria; il secondo cade in un'irreversibile depressione esistenziale, si dedica agli studi filosofici, alle cosiddette “scienze dello spirito”, senza trarne beneficio, accrescendo anzi la sua amarezza, si isola con la sorella e quando questa lo “lascia” per sposarsi un ricco industriale svizzero, egli decide di impiccarsi, proprio a cento passi dalla casa della coppia. Tuttavia il sapore del libro non è dato dall'argomento quanto piuttosto dal modo di raccontarlo. Fatta eccezione per i dialoghi con la locandiera e con il boscaiolo Franz, lo schema diegetico de ''Il Soccombente'' è:
NE [x (WG x) x]LE.
La storia si sviluppa attraverso il dipanarsi delle meditazioni dell'io-narrante mentre attende, per riservare una stanza dove pernottare, l'arrivo della padrona della locanda. La focalizzazione è interna, ma non si tratta di un ''interior monologue'' come poteva essere quello di Molly Bloom: il fluire dei pensieri del narratore è inserito in un contesto specifico e sembra articolarsi seguendo una traccia ben precisa. Nelle prime pagine, infatti, si crea l'ossatura del romanzo: enunciati brevemente i temi principali, in maniera incisiva e chiara, questi vengono ripresi, ampliati, precisati ed arricchiti, anche grazie all'uso di figure retoriche e tecnicismi. Semplificando, tramite schema, la struttura narrativa del romanzo si presenta così:
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