2011
16
Giu
Umberto Galimberti e la mistificazione intellettua
di Nunzio Festa
Commenti (
Teoria e pratica di
«copia e incolla» filosofico.
Un clamoroso caso
di clonazione libraria, Francesco Bucci
prefazione di Luca
Mastrantonio, Coniglio Editore (Roma, 2011), pag. 285, euro 14,50
Disintegrando Galimberti.
Disintegrare Umberto Galimberti, la sua fama ma soprattutto il suo peso
mediatico, questo riesce a fare il “lettore forte” Francesco Bucci. Ma
servendosi, ovviamente, della pasta fornita dal filosofo stesso. Mettendo in
relazione i pezzi copiati e incollati, incollati e ricopiati, da trent'anni a
questa parte, da quello che potremmo definire il più celebre filosofo vivente
italiano, oltre che maestro del “pensiero debole”. Mai erano riusciti i
giornali a fare tanto e così bene: nel senso di riuscire a smascherare/svelare
l'identità del lavoro plurisecolare del Galimberti. Amico e sodale, si fa per
scherzare dell'altro mostro sacro dell'apparato italo-intellettuale, il colto e
coltivato Eugenio Scalfari. Padre nobile che solamente poche, e non
proporzionate, riserve assicura al pensiero di Umberto Galimberti. Che in forma
di scrittura più volte si contraddice. Dove, ci fa capire Bucci, si toglie dai
brani qualche termine per spostare l'intero periodo in un'altra argomentazione.
Fattore che, naturalmente, abolisce il dato logico della parola mancante ma
essenzialmente smentisce e mostra la solitudine della frase all'interno del
concetto di fondo che si dovrebbe trattare. L'accusa è di quelle buone ad
ammazzare un uomo. A piegare la resistenza d'un intellettuale tanto citato e
ricercato dai più: Galimberti, e lo spiegano le stesse sue pagine, forma i suoi
saggi – in misure diverse ma sempre rilevanti – con questo metodo proprio
rodato ma ugualmente tanto devastante che è il Copia e Incolla. Per fortuna,
almeno, da sue stesse parole. Magari libri altri. Che, per giunta, quando si
tratta d'introduzioni o recensioni, persino, si riciclano testi tramutando i
caratteri di qualche, essenziale, parolina. E' proprio vero che “questo lavoro,
nell'illustrare con dovizia di esempi il 'metodo Galimberti', demistifica
impietosamente la figura e l'opera di uno dei più noti intellettuali italiani,
mostrando al contempo che l'industria culturale e il mondo accademico,
condizionati da logiche mercantili e corporative, non possiedono anticorpi
idonei a impedire l'insorgere e il perdurare di un così grave fenomeno
patologico”. Forse, allora, è giunto il momento della resa dei conti. Lettrici
e lettori, in pratica, prima di comprare il prossimo e nuovo e lanciato libro
del filosofo, sfoglino gli interni. Perché se qualche parola sembrerà già
detta, pare potrebbe non essere pura coincidenza. Non fidarsi, allora. Allora
meglio essere dubbiosi che ingrassare senza convinzione i meccanismi del
mercato attuale.
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