2011
25
Apr
La Leggenda Del Morto Contento
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Pagg. 238 Euro 18,60
Garzanti Editore
25 luglio 1983: due giovani in cerca di avventure,
Francesco Gorgia e Emilio Spanzen, prendono il largo a bordo di una barchetta
con tre vele. Il tutto avviene sotto gli occhi del sarto Lepido Bernasconi,
dal “ naso rincagnato”, che consiglia ai giovani di fare attenzione. Il tempo
cambia, le nubi prendono il posto del sole, la barca affonda. E’ una disgrazia.
Francesco, il cui corpo viene ritrovato, è figlio di Giangenesio, uno dei
personaggi più ricchi ed importanti della città, Emilio, disperso, è figlio di
un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungerà Milano alla
Valtellina. Due famiglie importanti, che “ contano” e la giustizia dovrà
trovare un colpevole da assicurare alla giustizia. Colpevole che dovrà essere
trovato, in considerazione che sia il podestà Feneroli che il pretore Alceste
Saracaffia vogliono fare figura con le famiglie dei naufraghi . Il primo per
motivi politici, il secondo perché aspira ad un posto di pretore di prima
classe, nonostante il delegato di polizia Manichetta parli di tragica fatalità.
Viene allestito un processo, vengono sentiti i testimoni e Lepido, ( colpevole
di cosa? ) viene condannato e rinchiuso in carcere. Questa, in sintesi, la
trama dell’ultimo romanzo dello scrittore di Bellano, città dove vive e dove
ambienta le sue storie, che ci riserva un finale a sorpresa. Scrittore arguto,
ironico, a tratti sarcastico, Vitali, in questo libro, cambia registro narrativo:
vero è che riesce a tratteggiare situazioni e personaggi che ci fanno ridere,
come le braghe, mai rinvenute dal sarto, vicenda dalla quale scaturisce
l’inchiesta giudiziaria, dell’Ombriani, o l’onnipresente moglie del sarto,
Diomira, ma un velo di tristezza pervade quest’ultimo libro, che si riallaccia
ad un romanzo dello stesso autore, “Dopo lunga e penosa malattia”, perché lo
scrittore mette molto bene in evidenza, piu’ che la giustizia, l’ingiustizia di
ieri e di oggi. Un sistema giudiziario, questo dell’ Ottocento e, in senso
lato, quello di oggi, dove a pagare sono i piu’ deboli, i poveri e dove
trionfa l’arroganza del potere. Una giustizia debole con i forti e forte con i
deboli, una “giustizia” che farà morire in carcere un innocente, “morto
contento”, per una smorfia di sorriso, o di ironia, che compare sul suo
volto. Morte come liberazione alle ingiustizie della società.
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:: Giuseppe Petralia
Giuseppe Petralia è giornalista pubblicistica dal 1984. Recensisce il primo libro ''Intervista sul socialismo italiano a Pietro Nenni'' a 18 anni, intervista apparsa sul periodico “Proposta Socialista”. Inizia a scrivere sulle pagine di ''Trapani Nuova'' e diventa, sempre nel 1981 corrispondente da Partanna (Trapani) de ''Il Giornale di Sicilia''. Collabora da dieci anni al periodico ''Il Belìce'', con recensioni di libri e articoli di cronaca e di politica. Ha collaborato con il periodico ''La Notizia-In'' e per quanto riguarda il web con il sito dello scrittore Antonio Messina, con www.belice.it e con libri.brik.it. Ha collaborato con recensioni ed interviste con la scrittrice Francesca Mazzucato e con ''I libri della settimana'' di Giancarlo Macaluso sul sito www.gds.it. Ha intervistato, fra gli altri, Vanessa Ambrosecchio, Simona Vinci, Domenico Cacopardo, Marco Vichi, Luca Di Fulvio, Ivan Cotroneo, Gabriella Imperatori, Paola Mastrocola, Grazia Verasani, Pietro Spirito, Teresa Ciabatti, Simona Corso, Alessandra Montrucchio, Enrico Remmert, Alessandro Perissinotto.
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