2011
9
Mar
Christe eleison
Commenti (
Copertina di
Stefania Scalone
Edizioni Tabula
Fati
Narrativa racconto
Collana Malacandra
Pagg. 64
ISBN 978-88-7475-213-3
Prezzo € 6,00
Cristo, pietà
“Venezia, 9 e 10 novembre 1561.
Mi ero assopito. Ero sprofondato in quel
sonno torbido, malato, che i prigionieri conoscono bene: somiglia a una tenda
bucata, che lascia filtrare qualche lampo di luce e arruffati frammenti di
discorsi.”
Ambientato nell’Anno Domini 1561 in
una Venezia ancor più crepuscolare, fra giorni di luce accecante e tempeste
notturne, quasi a dimostrare l’ira di Dio per la totale assenza di pietà negli
uomini, Christe eleison è un racconto di straordinaria bellezza che
conferma ancora una volta lo straordinario talento della sua autrice Fiorella
Borin.
E’ una narrazione che prende spunto da un
fatto realmente accaduto e precisamente l’esecuzione, avvenuta il 10 novembre
1561 in piazza San Marco, di padre G. Pietro Leon da Valcamonica, giudicato
colpevole di aver intrattenuto relazioni sessuali con una ventina di monache e
di averne affogato i figli neonati. Fu un rito particolarmente atroce, poiché
non bastarono trenate colpi di maglio infertigli dal boia sul collo e così fu
necessario togliergli la vita sgozzandolo con un pugnale.
Su questo crudele fatto poi la Borin
elabora una storia di fantasia che va oltre quella data e che è uno
straordinario invito agli uomini a riflettere, affinché in loro ritorni quella
straordinaria virtù che è la pietà.
La scrittura, come al solito, è
particolarmente avvincente, coinvolge piano piano fino a rendere il lettore
presente ai fatti, un’ombra impotente di fronte al quale scorrono le miserie
umane, i fallimenti del pensiero e dell’insegnamento cristiano, ridotti ad
accessori di una liturgia che trova, soprattutto, nella morte, la più dolorosa
possibile, un senso di onnipotenza da un lato e di disperazione dall’altro.
Così, pur riconoscendo la colpevolezza
dell’imputato, nulla giustifica la sua orrenda fine, voluta non dal caso, ma
architettata con sottile perfidia dal procuratore di San Marco, che poi finirà
con il pagare, e a caro prezzo, questa sua scelleratezza.
In un mondo in cui il popolo gioisce
nell’assistere alle esecuzioni con cui il potere rivendica la sua onnipotenza,
emergono tuttavia due figure, una monaca e un piccolo orfano, che riscattano
l’umanità e lasciano un raggio di sole di speranza in un finale in crescendo e
che tocca vertici sublimi.
Il racconto si è aggiudicato il premio
Tabula Fati 2009 e penso proprio con ampio e sicuro merito.
Da leggere, senza ombra di dubbio.
Nata a Venezia nel 1955, laureata in
psicologia, Fiorella
Borin si è dedicata per qualche anno all’insegnamento
di scienze umane e storia negli istituti superiori. Ha collaborato con
l’Università di Padova come cultrice della materia; in seguito ha maturato
qualche esperienza in seno a piccole case editrici e nelle redazioni di riviste
letterarie. Attualmente collabora con un settimanale femminile del più
importante gruppo editoriale italiano.
Oltre duecento suoi piccoli lavori di narrativa, poesia e saggistica sono presenti in antologie e riviste; il racconto La tela di Penelope è uscito sul mensile “Vera” (settembre 1995) commentato dallo scrittore Alberto Bevilacqua. Ha pubblicato il romanzo breve Le putine del Canal Gorzone (Montedit, Milano 2002), la raccolta di racconti La Signora del Tempio Nascosto (Alberto Perdisa Editore, Bologna 2003), il racconto storico-fantastico Il bosco dell’unicorno (Tabula fati, Chieti 2004), e i sette brevi romanzi storici: Mir i dobro (Montedit, Milano 2005), La sciarpa azzurra (Era Nuova, Perugia 2005), La congiura degli Olderichi (Edizioni Cofine, Roma 2007), Lo scrivano (Montedit, Milano 2007), Il pittore merdazzèr (Tabula fati, Chieti 2007), La strega e il robivecchi (Tabula fati, Chieti 2010) e La firma del diavolo (Tabula fati, Chieti 2010).
Ha vinto una novantina di primi premi in concorsi letterari nazionali e internazionali.
Oltre duecento suoi piccoli lavori di narrativa, poesia e saggistica sono presenti in antologie e riviste; il racconto La tela di Penelope è uscito sul mensile “Vera” (settembre 1995) commentato dallo scrittore Alberto Bevilacqua. Ha pubblicato il romanzo breve Le putine del Canal Gorzone (Montedit, Milano 2002), la raccolta di racconti La Signora del Tempio Nascosto (Alberto Perdisa Editore, Bologna 2003), il racconto storico-fantastico Il bosco dell’unicorno (Tabula fati, Chieti 2004), e i sette brevi romanzi storici: Mir i dobro (Montedit, Milano 2005), La sciarpa azzurra (Era Nuova, Perugia 2005), La congiura degli Olderichi (Edizioni Cofine, Roma 2007), Lo scrivano (Montedit, Milano 2007), Il pittore merdazzèr (Tabula fati, Chieti 2007), La strega e il robivecchi (Tabula fati, Chieti 2010) e La firma del diavolo (Tabula fati, Chieti 2010).
Ha vinto una novantina di primi premi in concorsi letterari nazionali e internazionali.
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:: Renzo Montagnoli
Renzo Montagnoli nasce a Mantova l’8 maggio 1947. Laureato in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un’azienda di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svetlana a Virgilio (MN). Suoi racconti e poesie sono pubblicati sulle riviste letterarie Isola Nera, Prospektiva, Writers Magazine Italia e Carmina. E’ il dominus del sito culturale Arteinsieme (www.arteinsieme.net). Blog: http://armoniadelleparole.splinder.com
WEB: www.arteinsieme.net
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