Tutti i romanzi e i
racconti
Edizione Integrale
A cura di Gianni
Pilo e Sebastiano Fusco
Newton Compton - I
Mammut
Pag. 1920 – Euro
24,90
Howard Phillips Lovecraft meritava una
pubblicazione enciclopedica come questa, curata per Newton Compton da due
esperti della materia come Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. In passato erano
usciti molti racconti in collane da edicola a prezzi popolari, ma adesso salutiamo
con piacere un’edizione definitiva che comprende tutte le storie dell’orrore
puro, il Ciclo di Cthulhu, i racconti onirici e fantastici e diversi saggi
inediti. Una vera manna per gli appassionati. Preziosa l’introduzione di Pilo e
Fusco che spiega come l’infanzia difficile dell’autore abbia determinato le
scelte narrative basate su divinità oscene e repellenti, abissi spalancati su
densi spessori di tenebra esalanti sepolcrali miasmi, riti spaventosi e
immagini poco rassicuranti. L’autobiografia di Lovecraft non è affascinante,
perché racconta la mediocre vita di un uomo comune. Nacque nel 1890 a Providence, nel cuore dell’America puritana, da un padre e una madre completamente folli al
punto che entrambi finirono le loro esistenze in manicomio. Il padre morì
quando lo scrittore aveva soltanto otto anni e non esercitò nessuna influenza
su di lui, ma la madre visse sino al 1921 e fece in tempo a distruggere la
personalità del figlio. Howard crebbe così introverso e insicuro che non fu
capace di terminare gli studi e di trovare un lavoro. La sua famiglia era ricca
ma alcune speculazioni sbagliate da parte di uno zio spendaccione esaurirono il
patrimonio e lo ridussero sul lastrico. La vita di Lovecraft trascorse in
squallide camere d’affitto a Providence insieme a due vecchie zie, sorelle
vedove della madre che si presero cura di lui. Visse sempre con quindici
dollari la settimana facendo il negro per conto di pessimi
scrittori ai quali sistemava romanzi e racconti. Si sposò con una donna più
vecchia, ma il matrimonio durò poco, perché era lei a mantenere la famiglia e
perché Howard non amava vivere in una città come New York.
La sua opera narrativa è composta
fondamentalmente da racconti che mentre l’autore era in vita non ebbero nessuna
fortuna. Lovecraft scriveva per far leggere le sue storie agli amici e di tanto
in tanto trovava uno sbocco editoriale su Weird Tales, una rivista di
narrativa pulp che pagava pochissimo. Tra l’altro i suoi lavori venivano
spesso rifiutati perché ritenuti inadatti per i lettori della rivista, ma la
cosa incredibile è che i critici contemporanei giudicano i racconti rifiutati come
le cose migliori composte dal Solitario di Providence. Non fu una vita
facile quella di Lovecraft, incompreso quanto geniale scrittore dell’orrido e
del fantastico, che scrisse molto, nonostante in vita abbia pubblicato poco e
sia morto a soli quarantasette anni per un cancro allo stomaco. Lovecraft
viveva di scrittura e infatti fu capace di intrecciare corrispondenze fitte e
interessanti che rappresentano una parte importante della sua vita. Fu un
mostro di intelligenza e cultura che rifondò il genere horror ponendo le basi
per la narrativa contemporanea e per tutto il cinema del brivido. L’horror di
Lovecraft è cosmico, universale, fantascientifico, crea nuovi mondi,
suggestioni mitologiche, cosmogonie astrali, racconta storie di esseri mostruosi
che provengono dallo spazio e di oscure presenze maligne. L’importanza di
Lovecraft nel cinema e nella narrativa contemporanea è palpabile. Si nota
persino nei giovani registi italiani come Stefano Simone e Ivan Zuccon, mentre
in un recente passato autori come Lucio Fulci, Dario Argento, Mario e Lamberto
Bava hanno saccheggiato la sua opera. Per non parlare di sceneggiatori come
Dardano Sacchetti e Antonio Tentori, che si sono ispirati al Solitario di
Providence per ogni loro soggetto. Nella narrativa contemporanea
incontriamo suggestioni lovecraftiane persino in uno scrittore cubano
come Alejandro Torreguitart che ha pubblicato L’orrore di Dunwich -
chiaro omaggio a L’orrore di Dunwich - e il remake de Il cane
nella raccolta Mister Hyde all’Avana (Edizioni Il Foglio, 2009).
Parafrasando Yoani Sánchez possiamo dire che siamo tutti un po’
lovecraftiani…
Pilo e Fusco hanno recuperato anche tre notevoli
tre brani autobiografici nei quali Lovecraft racconta in forma epistolare la
propria giovinezza, le sue idee conservatrici e i suoi interessi letterari.
Lovecraft afferma: “Non scrivo mai se non posso essere spontaneo, esprimendo
uno stato d’animo che esiste realmente ed esige di essere cristallizzato”.
Basta leggere piccoli capolavori come La casa stregata, L’orrore di
Dunwich e Il cane per rendersene conto.
Complimenti a Newton & Compton per
questa monumentale raccolta di scritti lovecraftiani che poteva godere di
un’edizione più curata solo come qualità di carta. Le pagine sono così sottili
che si piegano mentre si sfogliano, ma è anche vero che 1200 facciate sono
tante per un solo volume dal prezzo abbastanza contenuto.