2008
12
Set
Manto di vita
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Editore: LietoColle
Collana: Erato
Anno Edizione: 2005
Codice ISBN: 88-7848-155-6
Pagine: 33
Prezzo: Euro 10, 00
La poesia di Pietro Pancamo, in Manto di vita, edito da LietoColle, rifugge dagli abbandoni idilliaci e dalla malinconia melodrammatica per prediligere una sintetica, spesso sdegnosa, rappresentazione della vita, groviglio inestricabile di delusione e depressione, di appigli ad effimere illusioni, di solitudine, di disperazione e non senso, che l’ironia trasforma in filosofia, di eterno “disfacimento dell’ora”, che è preparazione alla morte, al “dover partire”. In sintesi, del dramma dell’uomo in quanto tale, dell’uomo moderno in particolare, dramma che solo il disorientamento esistenziale rende sopportabile. Contenuti che, assieme a quello della caducità dei beni terreni, “oblò di lavatrici scoperchiate” finite nel “caldo” e nel “fetore” della discarica, che tanto ci ricorda la valle della Luna mostrata da S.Giovanni ad Astolfo, nell’Orlando Furioso, nella quale finisce come rottame tutto ciò che sulla Terra è soggetto al tempo, assieme al tema dell’eterna trasformazione, che per noi è andare verso i mali della vecchiaia, che è attesa della morte, anzi morte essa stessa (per Leopardi il peggiore dei mali), fanno parte della letteratura universale. Eppure, se gli elementi della natura sferzano la mente e l’animo “nei sogni di niente” e “Sui vetri appannati / l’inverno, intanto, stacca / ideogrammi di cuoio” e se si brinda ad una vittoria che non c’è e non ci sarà mai, nella poesia di Pietro Pancamo, il giorno saltella, saluta “fluido di rumori” e gli uomini e i paesi sono ammantati (“bello è il tuo manto”, Leopardi), pascolianamente protetti dal buio del cielo e dalle vigili stelle, e possono ammirare cieli infiniti e vagabondi (“io questo ciel a salutar m’affaccio”, Leopardi) e il ricordo (“rimembranza”, Leopardi) dei pascoliani “canti di culla”, delle “vecchie allegrie”, che sanno di naftalina, ma tengono “conservato” il cuore, delle cose e dei luoghi in cui si è vissuti, le “dolci siepi di bosso” fanno da controcanto alla durezza del vivere, dando luogo ad una misurata, sorvegliata elegia, in cui sentimenti e stati d’animo sono spesso solo accennati, lasciando alla sensibilità del lettore il piacere di scenderne la profondità, di viverne la drammaticità.