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2011
1
Set
Natural Helpers

Storie di utenti e famigliari esperti

Fabio Folgheraiter e Patrizia Cappelletti
Nella letteratura anglosassone con il termine “natural
helpers” si definisce quell’eterogeneo gruppo di persone che, pur non avendo
acquisito titoli formativi specifici per accedere al lavoro sociale, in realtà
a causa di caratteristiche umane personali e del proprio percorso di vita hanno
sviluppato una serie di competenze importanti per la relazione di aiuto (come
l’ascolto, l’empatia, la riflessività, la capacità di empowerment), che si sono
attivate “naturalmente” senza bisogno di un particolare percorso di studi.
Questo ultimo libro della Erickson, curato da Fabio
Folgheraiter, uno dei più importanti esperti del lavoro sociale in Italia, e
dalla sua collaboratrice Patrizia Cappelletti, vuole accendere i riflettori
proprio su questa categoria di persone, tramite una serie di otto interviste,
realizzate all’interno di una ricerca qualitativa per comprendere questo
interessante fenomeno promossa dal dipartimento di Sociologia dell’Università
Cattolica di Milano.
Nella prefazione proprio Foglheraiter riflette
sull’importanza di questa categoria di persone per un ripensamento critico
della formazione al lavoro sociale e anche sulla sua stessa comprensione; come
viene osservato acutamente, infatti, se il lavoro sociale si comprende solo da
un punto di vista di rapporto fra “specialista della cura” e “persona aiutata”
esso tende a implodere su sé stesso, proprio perché diventa pura manipolazione
dell’esperienza umana dell’altro, nella pretesa di raggiungere un risultato. Lo
specialista mantiene sempre un rapporto asimmetrico nei confronti della persona
aiutata, che rimane comunque “imprigionata” nel suo problema. La figura dei
“natural helpers” permette di capire come in realtà anche chi vive un problema
deve essere in prima persona colui il quale si fa carico del problema stesso
(senza demandare e delegare la sua soluzione a altri “specialisti”); i gruppi
di auto e muto aiuto (gruppi AMA), che sempre più spesso diventano importanti
nel lavoro sociale, e dei quali fanno parte proprio molti delle persone
intervistate in questo libro, testimoniano proprio l’importanza di questo
dialogo fecondo tra lo specialista delle professioni sociali e le persone
aiutate, consapevoli che solo insieme si possono produrre prassi di aiuto
efficaci.
Le otto interviste riportate nel testo offrono un
quadro variegato di questo tipo di persone e dei loro percorsi di vita: ci sono
differenze lavorative e di classe sociale (dall’operaio alla casalinga, dalla
commessa al dirigente), ci sono differenze di tipologie di problemi che queste
persone hanno dovuto affrontare (per esempio il fratello alcolizzato, il figlio
con un disturbo permanente, il marito malato, la persona costretta ad emigrare
etc.); ci sono, infine, modi e stili narrativi diversi di ricordare ed
esprimere la realtà in cui ci si è venuti a trovare.
Eppure emerge in tutte le interviste riportate in modo
diretto e semplice, lasciando trapelare anche le emozioni e il vissuto
interiore delle persone coinvolte, un percorso di vita simile: a un certo punto
infatti di tutte queste esperienze è giunto un fatto inatteso e imprevedibile
che cambia la vita, ma anche che ha sortito l’effetto di suscitare una risposta
positiva di presa in carico e di responsabilità del problema; il “natural
helper” non è quindi un eroe solitario, ma una persona che si lascia
interrogare dai bisogni della persona che chiede aiuto ed è capace di
rispondere senza fuggire dal problema, ma affrontandolo e spesso scoprendo
energie nuove capaci di suscitare non solo semplici risposte al singolo
problema, ma anche di trasformare in positivo il tessuto sociale che lo
circonda.
Molto significativo, per citare un esempio, fra tutti i
percorsi riportati, la storia di Roberto Cuni, che fa proprio un cammino per
capire che il fratello alcolista non è solo un “problema” da affidare a un
centro specializzato, ma una persona (un fratello appunto) che richiede il suo
aiuto, l’accettazione incondizionata della sua presenza, la sua presa in carico
in modo pieno per potere risolvere insieme ogni difficoltà. E così Roberto
cambia la vita non solo del fratello, ma anche la propria vita, scoprendo le
proprie capacità relazionali e il proprio desiderio di impegnarsi nel sociale
in ambito psichiatrico, che lo porta a lasciare il suo lavoro da operaio.
II lettore troverà in tutte le interviste una visione
serena della vita, anche in mezzo alle difficoltà; questa visione discende non
tanto da uno sguardo semplicistico sui problemi, quanto piuttosto da un modo di
percepirli carico di impegno e di responsabilità, che permette di approdare a
soluzioni positive e impensabili all’inizio per gli stessi protagonisti che le
hanno vissute.
Anche solo il valore di “testimonianza”, che il testo
offre in modo così spontaneo e diretto, e la bellezza delle storie che vengono
raccontate, rendono il libro davvero una piacevole lettura per tutti coloro che
hanno a che fare con il lavoro sociale, ma anche e soprattutto per quanti
vivono nell’esperienza famigliare o di volontariato situazioni simili a quelle
descritte.
Il libro, comunque, non si ferma solo a questa
dimensione di “testimonianza” perché vuole aprire a una riflessione che
investe, come dicevamo all’inizio, tutto il lavoro sociale: i “natural helpers”
interrogano gli operatori sociali chiedendo di ripensare la propria formazione
in termini non solo di specializzazione nella risoluzione di problemi, quanto piuttosto
di attivazione di energie condivise con gli utenti che si assistono e di invito
a un dialogo fecondo e costruttivo con le risorse umane che il tessuto sociale
delle persone aiutate può offrire.
Il capitolo conclusivo è infatti una lettura sapienziale
della Cappelletti che, a partire dall’esperienza, cerca di avviare qualche
pista di riflessione che possa essere utile a quanti operano nel sociale e
magari si perdono nei meandri della burocratizzazione e dei tecnologismi dei
servizi alla persona. In quest’ultimo capitolo si cerca di offrire un quadro
sintetico della figura dei “natural helpers” e di analizzare quei valori e
quegli atteggiamenti che emergono dalle interviste come importanti per ogni
tipo di lavoro sociale.
In questo senso il volume si presenta come una risorsa
preziosa per educatori, counselor, assistenti sociali, psicologi, che
troveranno nelle storie di vita raccontate informazioni preziose per attivare
percorsi di collaborazione con utenti e famigliari nel loro servizio di aiuto
a chi ha bisogno.
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:: Luca Giorgini
Luca Giorgini, 33 anni, ha il Baccellierato in Teologia e ha frequentato un corso annuale di “Handicap e Svantaggio nell’apprendimento”. Attualmente sta conseguendo la Laurea Specialistica in “Antropologia Culturale ed Etnologia”. Lavora come educatore in ambito scolastico e territoriale con ragazzi della scuola secondaria di primo grado. Ama il suo lavoro, leggere e fare due chiacchiere con gli amici.
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