2011
30
Mag
Le tre morti di Aloysius Sagredi
Commenti (
Copertina di
Vincenzo Bosica
Edizioni Solfanelli
Narrativa romanzo
Pagg. 240
ISBN 978-88-7497-718-5
Prezzo € 18,00
Una sinfonia fantastica
“Aveva quasi completato il giro delle
sale alla Scuola Granda di San Rocco, a quell’ora praticamente deserte, quando
si trovò di fronte a un trittico di ignoto dal titolo Le tre morti di
Aloysius Sagredi. Il dipinto centrale raffigurava una morte per
impiccagione, quello a sinistra per sbranamento da parte di abominevoli animali
di fantasia, quello a destra per annegamento. Nella descrizione del trittico la
guida parlava di una leggenda risalente al XVI secolo secondo la quale un uomo
era stato condannato attraverso un maleficio a subire una triplice morte.”
Il
fantastico
è un genere in cui, più di ogni altro, è possibile dare sfogo alla propria
fantasia e Renato Pestriniero di creatività ne ha in misura notevolissima, come
lo dimostra in questo romanzo ambientato in una Venezia non da cartolina quale
conosciamo, ma da corpo pulsante, quasi un’entità autonoma a sé, capace di
incantare, ma anche di stordire, di far passare senza accorgersi il limite
apparentemente invalicabile fra realtà e sogno, in un coacervo di sensazioni
che lentamente avviluppano il lettore in una tela di ragno dalla quale si cerca
di fuggire, ma nella quale si è contenti di restare.
La vicenda, avvincente e
coinvolgente, è di quelle che di certo non ci si aspetta, ma se agli inizi è
difficile, anche se non impossibile, esserne attratti, pagina dopo pagina
diventa quasi un’ossessione, alla ricerca di una fine che poi ci si domanderà
se è quella vera, o se anche noi, stregati da calli e canali, siamo
condizionati da un’irrealtà alla quale piacevolmente ci siamo abbandonati.
In una eterna lotta fra il bene e il
male si combattono entità sconosciute, l’una tesa a riportare al khaos e
l’altra al kosmos universali, e come pedine di un’immensa scacchiera
vengono mossi tre personaggi dai cognomi assai simili e che da lì a poco
compirano i medesimi anni lo stesso giorno. E’ un combattimento titanico, senza
esclusione di colpi, e grondante di sangue, in una città con un fenomeno
dell’acqua alta superiore al consueto, in cui tutto sa di astratto pur nella
concretezza di una realtà vecchia di secoli.
Non tutto ciò che appare è quel che
è, e quel che può sembrare bene è invece il male e viceversa, due facce dello
stesso foglio, in cui quella in ombra, se girata, viene alla luce.
Pur se predominante l’aspetto gotico
ci sono tuttavia ricorsi alla fantascienza e anche all’horror, quest’ultimo che
si trasforma da psicologico a realistico con una moltitudine di ratti di fogna
deliranti nel loro continuo appetito e che invadono la città, una scena
descritta talmente bene da avere l’impressione di assistere a uno spettacolo
cinematografico.
Su tutto, comunque, prevale
l’aspetto onirico, con il continuo ricorrere alla metafisica per cercare
risposte, per disancorarsi da una realtà troppo restrittiva per poter comprendere
i fondamenti dell’esistenza, e questo è l’elemento che più di altri, che pur
sono di ragguardevole fattura, impreziosisce e nobilita questo romanzo, che
alla fine, a differenza di molti altri di genere, non vuole solo stupire, ma
invita, quasi perentoriamente, a riflettere.
Devo ammettere che i primi capitoli
non mi hanno attratto in modo irresistibile, complice una certa verbosità nel
rapporto fra uno dei protagonisti e una ragazza, ma poi, quasi all’improvviso,
ormai calato evidentemente in questo lungo sogno, ne sono diventato parte e
allora tutto è cominciato a scorrere come un fiume in piena, rotto ogni
indugio, superata ogni apparente difficoltà; mi sono lasciato andare, ho amato
quest’atmosfera fra il torbido e l’irreale, e ho proseguito diritto, quasi con
impeto, fino all’ultima pagina, un finale che non chiude l’opera, ma che lascia
spazio ad altre interpretazioni, spiazzante quindi, ma che proprio per questo
mi ritorna ogni tanto, con un invito alle più svariate riflessioni nella
infinita ricerca di ciò che siamo.
E come tutti i sogni, il risveglio
ce li fa rammentare in una misura non ben definita, un ricordo degli aspetti
salienti che si riaffaccia e che invita a porsi domande, uno stimolo inconscio
frutto di un’irrealtà che nello scontrarsi con la concretezza di ogni giorno
dimostra che l’esistenza non è solo un continuo svolgersi di tempo da un’alba a
un tramonto, ma che c’è ben altro che possiamo cercare di scoprire liberandoci
dall’arida essenzialità del presente.
Le tre morti di
Aloysius Sagredi è un libro stupendo, una perla preziosa che va ben
oltre la sua impropria classificazione di romanzo di genere fantastico.
Renato Prestiniero, nato a
Venezia nel 1933, sposato, una figlia. Fino al 1988 capo reparto presso filiale
veneziana di multinazionale svizzera per ispezioni tecniche, merceologiche e
certificazioni. Vive e lavora a Venezia.
Tra le sue opere pubblicate: Il
villaggio incantato (Bologna, 1982); Il nido al di là dell’ombra (
Chieti, 1986); Di notte, lungo i canali… (Treviso, 1994); Una voce
dal futuro (Milano, 1996); Accadimenti. Itinerari veneziani insoliti
( Rimini, 2000); L’osella misteriosa del doge Grimani ( Spinea, 2001); Settantacinque
long tons (Bologna, 2002); C’era una volta la Luna (Bologna, 2005); Le
Torri dell’Eden (Bologna, 2008).