2010
8
Nov
Arturo della penombra
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“Questo che ho scritto è soprattutto un
romanzo di passione, le vicende dei personaggi si svolgono con naturalezza
accompagnate dalla naturale trasparenza delle parole. Non ci sono
impalcature intellettualistiche che dissociano dal fluire del proprio sentire
.Di questa risonanza affettiva vive il romanzo .Nella vicenda di Arturo , la
penombra è l’elemento di qualità della sostanza stessa del protagonista . E il
titolo evocativo fa di quella zona intermedia di incertezza visiva tra chiarore
ed ombra lo stato psicologico ed esistenziale del protagonista segnato da un’
infanzia devastante .”
E’ quanto afferma Iride Cristina Carucci,
già nota al pubblico per avere dato alle stampe, nel 2001, “Amelia a perdere”,
nel suo ultimo romanzo. Arturo trascorre l’infanzia e parte della giovinezza
nella casa contadina , casa di dolore e sofferenza. La fatica della terra , il
dispotismo del padre, la dura cecità della madre sono elementi di un mondo in
cui nessuno entra in contatto con la propria affettività, con il proprio sé.
Pertanto le ferite del passato covano all’interno del protagonista, irrompono
con dolorosi squarci nella realtà quotidiana della vita adulta , nell’apparente
tranquillità delle giornate, senza che questi ne abbia consapevolezza. Il
romanzo non ha un carattere genericamente esistenziale ,ma causalistico e
questo ne costituisce la originalità . Le scelte che i personaggi compiono sono
sì fortemente determinate dal destino esistenziale, ma anche causate dalla
primitiva storia personale con cui ciascuno deve fare i conti nell’affrontare
le difficoltà della vita .In questo senso nel romanzo sono due piani che si
fondono e si intersecano: quello della realtà esterna del presente e quello
intimo da questa evocato che riporta incessantemente il protagonista al suo
inconsapevole passato. Arturo è capace di sfoghi violenti con il figlio, lo
rinchiude sovente in uno stanzino buio e freddo, così come faceva con lui il
padre, ma è del tutto incapace di interrogare le proprie emozioni. Il bambino
maltrattato nell’oscurità delle pareti domestiche si è trasformato nell’adulto
distruttivo . Sono state per la Carucci di grande interesse i percorsi
rivoluzionari proposti da Alice Miller studiosa di Zurigo che con acutezza e
coraggio svela quanto gli accadimenti del passato si traspongano nella vita
adulta ad ogni età . La violenza subita nell’infanzia ha come effetto quello di
annientare il protagonista .Ne offusca le percezioni e le direzioni di vita .
Arturo annaspa ,cerca , a volte ,di sanare la sua inquietudine con passioni
violente , ma inutilmente .L’amore che non costruisce ,nel suo falso
incantamento riporta il protagonista al vuoto e ad essere altro da sé .Le
figure femminili che Arturo incontra sono incapaci di vita autentica ,
rimangono immobili , inconsapevoli delle offese ricevute. A volte
rappresentano lo straziante tentativo del protagonista di appagare quel bisogno
di calda vicinanza rimasto da sempre ferita aperta . L’uomo Arturo,ciò che è
divenuto è la rappresentazione di quella lunare distanza che lo divide dal suo
bisogno. Altre volte sono creature della giovinezza vagheggiate ed intraviste
con l’immaginazione tra le ombre di un soffitto. Non ne escono bene le donne,
in questo romanzo. La moglie del protagonista ,s’annulla fino a subire inconsapevolmente
una metamorfosi. Nel suo lavoro di agente immobiliare,Arturo attraversa i corsi
,il viale della vittoria ,percorre quartieri riconoscibili e diversi fra loro
.E proprio dentro il corpo della città vorrà rivivere attraverso i ricordi i
momenti della giovinezza come ultimo possibile sollievo .Ma il volto di Ancona,
città dell’autrice dove è ambientato il libro, è nel contatto col mare. Il mare
custodisce le paure che il protagonista si porta dentro. E il suo enigma ne
accompagna sogni ed inquietudini. Nel romanzo sono rappresentati gli effetti
distruttivi di un ‘infanzia distruttiva .Il romanzo li affronta senza falsi
infingimenti e per ciò, a tratti,è duro, ma è la realtà, e questo fa sì che
il romanzo porti con sé il messaggio che solo dalla consapevolezza può venire
un cambiamento. Non è, questo, certamente un libro facile, ma aiuta molto a
comprendere il presente di ognuno di noi per capirne il vissuto.
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:: Giuseppe Petralia
Giuseppe Petralia è giornalista pubblicistica dal 1984. Recensisce il primo libro ''Intervista sul socialismo italiano a Pietro Nenni'' a 18 anni, intervista apparsa sul periodico “Proposta Socialista”. Inizia a scrivere sulle pagine di ''Trapani Nuova'' e diventa, sempre nel 1981 corrispondente da Partanna (Trapani) de ''Il Giornale di Sicilia''. Collabora da dieci anni al periodico ''Il Belìce'', con recensioni di libri e articoli di cronaca e di politica. Ha collaborato con il periodico ''La Notizia-In'' e per quanto riguarda il web con il sito dello scrittore Antonio Messina, con www.belice.it e con libri.brik.it. Ha collaborato con recensioni ed interviste con la scrittrice Francesca Mazzucato e con ''I libri della settimana'' di Giancarlo Macaluso sul sito www.gds.it. Ha intervistato, fra gli altri, Vanessa Ambrosecchio, Simona Vinci, Domenico Cacopardo, Marco Vichi, Luca Di Fulvio, Ivan Cotroneo, Gabriella Imperatori, Paola Mastrocola, Grazia Verasani, Pietro Spirito, Teresa Ciabatti, Simona Corso, Alessandra Montrucchio, Enrico Remmert, Alessandro Perissinotto.
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