2010
2
Ott
L’enorme tempo
Commenti (
A cura di Salvatore
Silvano Nigro
Sellerio editore
Palermo
Narrativa romanzo
Collana La memoria
Pagg. 212
ISBN 88-389-2498-8
Prezzo € 12,00
Un tempo
cristallizzato
Il tempo sembra essersi fermato a Mineo,
immobile da secoli, come se si fosse cristallizzata la vita in una miseria a
cui gli abitanti si sono assuefatti al punto che questo “enorme tempo” attenua
i drammi quotidiani, le sofferenze, in una rassegnazione che sì stupisce, ma,
soprattutto, lascia attoniti quelli, come noi, che trascorrono l’esistenza in
un susseguirsi di periodi che non sono mai uguali.
Giuseppe Bonaviri, fresco laureato in
medicina, dopo gli studi a Catania e il servizio militare in Piemonte, ritorna
al paese natio e lo riscopre, fra l’entusiasmo di chi avvia una carriera e
l’umana profonda pietà che sgorga, costante, pur essa immensa, nel corso di
tutto il romanzo.
La sua è una discesa in un girone
infernale, dove la miseria si autoalimenta; lo accompagna un vigile sanitario
che di volta in volta può somigliare al Virgilio della Divina Commedia,
soprattutto quando insieme si abbandonano a pacate riflessioni, oppure al
Sancho Panza, fedele scudiero di un Bonaviri-Don Chisciotte che combatte contro
i mulini a vento dell’ottusità burocratica, della superstizione e del potere
che toglie, con l’acqua, quel poco che la povera gente ha.
E’ una scrittura che ricorda quella del Sarto
della strada lunga, incline a un verismo senza sconti, ma pur tuttavia
di tanto in tanto impreziosita da quella vena fantastica che è propria
dell’autore siciliano e che nell’accostamento fra la semplice solennità della
natura e la tragedia dell’esistenza umana ricorda e riconduce l’uomo al suo
ruolo nell’ambito della creazione.
Già gli inizi del libro, con il ritorno in
treno e poi in corriera a Mineo, sono di quelli che non possono lasciare
indifferenti, perché è l’omaggio dello scrittore, nonché poeta, alla sua terra
(…Mentre il treno riprendeva ansimando il suo cammino verso Grammichele, la
corriera, con un tonfo gorgogliante, s’avviava per il piano di Càllari in cui
già mugolava e si doleva il vento…).
E’ evidente che ci troviamo di fronte a una
forma espressiva quasi poetica, che ogni tanto si ripresenta nel corso del
romanzo, a stemperare o anche ad accentuare per contrasto un profondo senso di
tristezza per la gente del paese, vista nelle sue ataviche tradizioni, forse
anche indisponente nel rifiuto del progresso, come nel caso delle vaccinazioni,
ma anche accarezzata con affetto per la sua tribolata e ignota esistenza.
Dove tutto è fermo da secoli, accompagna
gli esseri umani la rassegnazione propria dell’immobilità dentro l’enorme tempo
e non sfugge a questa precarietà esistenziale anche il Dr. Giuseppe Bonaviri,
in cui si affievoliscono poco a poco gli entusiasmi iniziali, la voglia di
fare, il desiderio di cambiare, nei limiti delle sue possibilità, quella
situazione.
In un paese dove perfino i morti
dell’obitorio stanno all’acqua sotto il tetto sfondato e le case si stringono
l’una all’altra quasi per farsi forza e continuare, gli episodi che conducono a
una non ricercata commozione sono innumerevoli. Lì si vive in una sola camera,
spesso assieme alle bestie, si nasce e si resta in attesa della morte, poco
nutriti, senza avvenire se non la disperata emigrazione; Mineo finisce con il
diventare il cimitero di se stesso, dove vivi e morti quasi si confondono, dove
nulla cambia, in cui regna sovrano l’enorme tempo.
Mi pare superfluo aggiungere che ci
troviamo di fronte a un romanzo bellissimo, da leggere e rileggere, perché
nulla è lasciato al caso fra quelle righe, nulla è di troppo o di troppo poco,
in un equilibrio stilistico che, non a caso, fa di Bonaviri uno dei grandi
della letteratura.
Giuseppe Bonaviri, nato nel 1924 a Mineo, in provincia di Catania, è scomparso nel 2009. Primo di cinque figli di un sarto,
Bonaviri ha vissuto per anni a Frosinone dove ha esercitato la professione di
medico. Fra le sue opere più note: L’incominciamento
(1983), Il dottor Bilob
(1994), Il vicolo blu
(2003), L’incredibile
storia di un cranio (2006), Il
sarto della stradalunga (2006), La
divina foresta (2008) e Notti
sull’altura (2009).