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2008
25
Mag
Gli Imitatori
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Marsilio
Diego Flora, colpito da un male incurabile, confessa agli inquirenti che l’ideatore del sequestro e dell’omicidio dell’imprenditore Andra Caraccioli è Livio Mantarro, un intellettuale di sinistra, autore di numerosi libri di successo, un rivoluzionario che è stato, con le sue teorie e i suoi libri, un cattivo maestro. La testimonianza dell’omicidio, realizzato alla fine degli anni’ 70, viene presa in considerazione dai magistrati in quanto Mantarro, in concomitanza con il fatto, si era ritirato dalla vita culturale italiana e, nel corso di una conferenza, era caduto per terra pronunciando delle parole di pentimento e ritirandosi dalla vita intellettuale italiana. Mantarro si trova ricoverato alle “Magnolie”, una clinica per disturbi psichici e la sua difesa viene affidata all’avvocato Marco Bellotto, l’autore del libro, che trova il suo cliente in uno stato di completo disinteresse nei confronti della sua vicenda giudiziaria. Toccherà a lui ricostruire la vita di Mantarro, la nascita in una famiglia povera di Nogara. Un uomo complesso, “prete mancato, dedito alla letteratura e al comunismo, un uomo che aveva fallito ovunque“. Lo scrittore riuscirà, soltanto alla fine del libro, non solo a dimostrare la totale estraneità dei fatti del suo assistito, ma a ricondurre tutta la vita dello scrittore e della sua notevole produzione letteraria ad un segreto giovanile, ad un amore impossibile. Bellotto, dopo il thriller Il diritto di non rispondere, cambia registro narrativo e ci offre un libro che è un percorso all’interno della vita culturale della seconda metà del Novecento, “il secolo degli imitatori”. Fra realtà e fantasia, fanno la loro apparizione nel libro personaggi come Feltrinelli, Valerio Riva e soprattutto l’unico vero amico di Mantarro, lo scrittore Luciano Bianciardi, “L’Orso”, che lo scrittore non fa mistero di amirare. Bellotto ci introduce nel mondo letterario di una Milano uggiosa, fredda, sostiene l’importanza della letteratura soprattutto per decifrare la realtà, esalta, tramite Mantarro, l’importanza delle parole e, non a caso, la trama narrativa viene volutamente interrotta da brani molto poetici tratti dalle opere, ovviamente non scritte, di Mantarro. Il personaggio è frutto dell’invenzione dello scrittore padovano, uno scrittore comunista che nei suoi libri parlava d’amore e che scriveva i suoi libri solo per una persona, amata in gioventù e sempre desiderata, nonostante il matrimonio con Matilde. Il contesto socio- politico degli anni ’70 è delineato molto bene, così come i personaggi tratteggiati, di particolare importanza l’ambiguo rapporto con l’amico Valerio Herman e i conflitti che vive Mantarro esplodono in tutta la loro drammaticità. Fra le scene più intense del libro l’incontro di Livio con il padre dopo lunghi anni di assenza; si ritroveranno a Milano e il padre esorterà il figlio a non fare politica per non rovinare tutto. La scrittura di Bellotto è serena, pulita, non stenta il passo narrativo e non stanca il lettore.